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L’Istat, in data 7 giugno 2024, ha pubblicato il dato relativo all’IPCA relativo all’anno 2024. In particolare, sono stati comunicati, per gli anni 2020-2023, gli scostamenti tra realizzazione e previsione dell’inflazione misurata dall’indice IPCA al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, nonché la previsione dell’indicatore per gli anni 2024-2027.

Il consuntivo 2023 risulta pari a 6,9%, un decimo di punto inferiore rispetto alla stima indicata lo scorso dicembre (7%).

Cosa significa e che impatti ci saranno per i contratti collettivi che indicizzano gli aumenti dei minimi contrattuale all’andamento inflazionistico?

Prendiamo, ad esempio, la contrattazione collettiva del settore metalmeccanica industria che, nel triennio di vigenza contrattuale, ha realizzato appieno cosa significa indicizzare l’aumento dei minimi all’andamento inflazionistico.

Il testo contrattuale licenziato dal rinnovo del 5 febbraio 2021 recita quanto segue: “Nel mese di giugno di ciascun anno di vigenza del CCNL, i minimi contrattuali per livello saranno adeguati sulla base della dinamica inflativa consuntivata misurata con “l’IPCA al netto degli energetici importati” così come fornita dall’ISTAT applicata ai minimi stessi.

Le parti si incontreranno entro i primi giorni del mese di giugno di ciascun anno di vigenza del CCNL per calcolare, sulla base dei dati forniti dall’ISTAT, gli incrementi dei minimi contrattuali per livello con i criteri di cui al punto precedente. […] Le parti si incontreranno entro i primi giorni del mese di giugno di ciascun dei suddetti anni per definire la quota di Tem relativa alla dinamica dell’Ipca al netto degli energetici importati. Nel caso in cui l’importo relativo all’adeguamento Ipca risultasse superiore agli importi degli incrementi retributivi complessivi di riferimento per ogni singolo anno di cui alle tabelle di seguito riportate i minimi tabellari saranno adeguati all’importo risultante."

Ciò è ritualmente accaduto al 9 giugno 2021 dove le Parti hanno si sono incontrate per definire la quota dell’incremento retributivo complessivo, in vigore dal 1º giugno 2021, relativa alla dinamica consuntivata dell’Ipca 2020 al netto degli energetici importati.

Di fronte ad una stima di aumento del 1,37% ed un valore di aumento di 23,34 € per un livello C2 (1722,41 rispetto ai 1699,07 di giugno 2020), le Parti hanno registrato un aumento dello 0,5% pertanto già compreso nella dinamica inflattiva presunta. Ciò ha determinato una invarianza delle tabelle retributive così come definite dall’accordo del 5 febbraio 2021.

Medesima questione a giugno 2022, dove, di fronte ad una stima di aumento del 1,37% ed un valore di aumento di 23,34 € per un livello C2 (1.745,75 rispetto ai 1.722,41 di giugno 2021), le Parti hanno registrato un aumento dello 0,8% pertanto già compreso nella dinamica inflattiva presunta. Ciò ha determinato una invarianza delle tabelle retributive così come definite dall’accordo del 5 febbraio 2021.

Di contro a giungo 2023, la situazione, complice un’inflazione galoppante, ha registrato una vera e propria inversione di tendenza.

Infatti, di fronte ad una stima di aumento del 1,44% ed un valore di aumento di 25,21 € per un livello C2 (1.770,96 rispetto ai 1.745,75 di giugno 2022), le Parti hanno registrato un aumento del 6,60% pertanto superiore alla dinamica inflattiva presunta. Ciò ha determinato un aumento complessivo delle tabelle retributive sulla base di un andamento del 6,60% determinando un incremento dei minimi – sempre con riferimento ad un livello C2 – di 115,22 euro complessivi (6,60% del valore dei minimi al 1° giugno 2022 1.745,75) sostitutivo delle tabelle retributive definite dall’accordo del 5 febbraio 2021.

Cosa aspettarsi da giugno 2024

Chiarita la dinamica contrattuale c’è da chiedersi cosa succederà a partire da giugno 2024. Il testo contrattuale, che per comodità si riporta nuovamente, afferma come:

  1. nel mese di giugno di ciascun anno di vigenza del CCNL, i minimi contrattuali per livello saranno adeguati sulla base della dinamica inflativa consuntivata misurata con “l’IPCA al netto degli energetici importati” così come fornita dall’ISTAT applicata ai minimi stessi.
  2. le parti si incontreranno entro i primi giorni del mese di giugno di ciascun anno di vigenza del CCNL per calcolare, sulla base dei dati fomiti dall’ISTAT, gli incrementi dei minimi contrattuali per livello con i criteri di cui al punto precedente.
  3. nel caso in cui l’importo relativo all’adeguamento Ipca risultasse superiore agli importi degli incrementi retributivi complessivi di riferimento per ogni singolo anno di cui alle tabelle di seguito riportate i minimi tabellari saranno adeguati all’importo risultante.

C’è da chiedersi quale sia la base di conteggio e comparazione dell’incremento. Cioè se l’incremento dell’IPCA debba avvenire ed essere calcolato in base ai minimi contrattuale vigenti al 31.05.2024, che risentono delle variazioni dell’IPCA 2022 superiori alle previsioni contrattuali ovvero se la base la base di calcolo sia rappresentata dai minimi retributivi previsti dall’accordo del 5 febbraio 2021.

A parere di chi scrive e sulla base del testo contrattuale non potrà che essere la prima.

In primo luogo, la dinamica inflattiva è la base di calcolo degli incrementi dei minimi contrattuali che vengono, da diktat contrattuale, adeguati in base all’inflazione.

In secondo luogo, il valore degli incrementi stabiliti a febbraio 2021 non sembra che rappresentare un mero cuscinetto minimo di incremento considerata la incerta dinamica inflattiva. Questo anche alla luce di quanto contenuto nel CCNL per quanto attiene alle componenti della retribuzione minima: “le parti, nel confermare la modalità di definizione dei minimi contrattuali stabilita ai commi precedenti e il relativo regime, convengono che per la vigenza del presente contratto il TEM, oltre che per la dinamica IPCA, è incrementato di una ulteriore componente in considerazione della rilevante innovazione organizzativa determinata dalla riforma dell’inquadramento, come indicato dal Patto per la fabbrica punto 5, lettera H)”

Pertanto, si ritiene, a parere di chi scrive, che l’aumento previsto del 6,9 % vada applicata ai livelli salariali minimi di cui all’accordo del 16 giugno 2023 e non a quanto stimato in sede di scrittura del testo di rinnovo contrattuale.

Si riportano di seguito le tabelle di riferimento, in attesa della stesura dell’accordo tra le parti sindacali:

Livelli

Minimi tabellari per livello dal 1º giugno 2023

Aumento CCNL 05.02.2021

Aumento su base IPCA

Nuovi Minimi stimati

D1 

1.608,67

28,23

111,00

1.719,67

D2 

1.783,90

31,33

123,09

1.906,99

C1 

1.822,43

32,01

125,75

1.948,18

C2 

1.860,97

32,68

128,41

1.989,38

C3 

1.993,04

35,00

137,52

2.130,56

B1 

2.136,25

37,52

147,40

2.283,65

B2 

2.291,85

40,25

158,14

2.449,99

B3 

2.558,63

44,93

176,55

2.735,18

A1 

2.619,93

46,01

180,78

2.800,71

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